Partiamo con il dire che, ad oggi, la pubblicità risulta essere ciò che sostiene l’attività di molti editori online, ma a causa della volontà di dare offrire degli annunci sempre più pertinenti ai consumatori, si è vista proliferare una raccolta “selvaggia” di cookie di terze parti.

Questo rimbalzo di dati tra aziende, che inevitabilmente causa una riduzione del controllo, ha minato, eroso sempre più la fiducia delle persone.

Infatti:

  • il 72% ritiene che qualsiasi cosa faccia online, viene monitorato e tracciato
  • 81% afferma che questo tracciamento gli porta più aspetti negativi, che benefici

Quindi, che fare?

Innanzitutto gli editori dovrebbero aumentare la fiducia del loro pubblico, impegnandosi fortemente sulla tutela della privacy: gli editori devono scegliere soluzioni che rispettino la scelta degli utenti, che siano trasparenti.

Allontanarsi dai fornitori che utilizzano tecnologie invasive, è la prima regola.

In seconda battuta, c’è da considerare che già da ora il 40% del traffico mondiale su browser sia senza cookie. Gli editori dovranno impegnarsi a rafforzare le relazioni con i propri consumatori, così da testare nuovi modi per incoraggiarli a registrarsi e ad autenticarsi, ovviamente offrendogli in cambio del valore.

Non c’è bisogno di autenticare l’intero pubblico per rendere l’autenticazione una strategia preziosa. Anche l’autenticazione del 5-20% del totale, può migliorare in modo sproporzionato il rendimento, poiché gli utenti autenticati tendono a essere più coinvolti e quindi più preziosi.

I valori della trasparenza, chiarezza e rispetto della privacy, dovranno essere il faro.

Il rispetto della persona, dovrà veramente essere messo al centro di tutto e, per favore, smettiamo di chiamare il nostro pubblico “Utenti”, che rischiamo di scambiarli per dei semplici numeri senza anima, e chiamiamole “persone”.